Ricordo che...

21 Mar 2009 - Inserito da Emilio Scibona
"Sali Scibona che ti do uno strappo io!"
"Sali Scibona che ti do uno strappo io!"

Sono Emilio Scibona, un ex alunno del professore Barcellona, al Liceo Classico "Di Rudinì". Era il mio professore di diritto dell'ultimo anno. In realtà il diritto non è che fosse una grande prerogativa della nostra classe, una simpatica truppa di ragazzi in balia un po' delle scariche ormonali, un po' dell'ansia della maturità, un po' di se stessi. Con il professore avevamo un'ora alla settimana. Io ero uno studente discreto, me la cavavo, non è che mi sforzassi tanto, però quando dovevo essere serio ero serio e se c'era una cosa che mi interessava la seguivo. Mi piacevano gli spunti che offriva il professore, e mostravo non di rado interesse per le sue lezioni, anche se come detto prima, non è che il diritto fosse una grossa preoccupazione. Ricordo che un giorno di primavera, non ricordo la data esatta, ho messo il 21 marzo 2009 per rendere l'idea, aspettavo l'Autobus per tornare verso casa di mio nonno, dove andavo a pranzare, che dalla mia scuola distava parecchio. A Palermo gli autobus sono un po' così, alle volte arrivano puntuali, spesso e volentieri invece non arrivano mai. Quello era un giorno in cui l'autobus non passava mai. Erano le 14 ed erano passati 45 minuti dalla fine delle lezioni. Ero in via Sammartino alla fermata, quando vedo avvicinarsi una faccia conosciuta in vespa rossa d'epoca. Era il professore. "Scibona cosa ci fai qua?" mi disse. "Aspetto l'autobus 118 prof". "Perchè non guidi?" mi chiese. "No, non so portare ne macchina ne motorino"(è così ancora oggi). Allora il professore mi guardò un secondo e mi disse: "Sali Scibona che ti do uno strappo io!". Lo ringraziai e mentre salivo mi disse: "Scibona ma l'hai il casco?". "Prof. veramente non l'ho, al limite se ci fanno una multa pago io", "No dai-mi disse il prof-al massimo smezziamo". E partì il viaggio, nel parlare del più e del meno gli parlai della mia storia scolastica. Ero uno studente del Liceo Classico Meli, sono rimasto lì per un anno e mezzo fino a quando non dissero ai miei genitori che ero condannato alla bocciatura. I miei per evitare ciò mi cambiarono di scuola. In quel periodo ero reduce da una peritonite a cui ero scampato e al lutto per la perdita di mia nonna paterna, alla quale ero molto legato. Non è che fossi un fenomeno a dirla tutta, tutt'altro, e avevo anche i miei limiti caratteriali adolescenziali diciamo che ero un po' naif, ma non ero il peggiore, non ero ne un facinoroso, ne un reazionario. Ma la professoressa di Latino e Greco e quella di Italiano(fondamentali al classico) mi reputavano un cretino e non potei far altro che andare via. Il professore a quel punto mi chiese "Ma tu che programmi hai per il futuro? Cosa vuoi fare all'Università?". "Guardi prof-risposi- mi voglio iscrivere a Giurisprudenza per avere più opportunità e diventare un giornalista, magari sportivo". "Bene Scibona, allora lavora e impegnati tanto, e vedrai che arriverà la tua rivincita". Nel parlare di quella pagina della mia vita io pensavo alla parola vendetta, c'è chi mi parlava di fallimento come i miei genitori, chi mi parlava di superficialità, chi semplicemente di circostanze. Il professore mi parlò di rivincita, era stato uno dei pochi a credere totalmente in me, esortandomi alla rivincita. Quelle parole me le son portate per sempre nel cuore. La foto che ho allegato risale alla cena dell'ultimo anno del 2009. Quella sera mi disse che stava male. Ci risentimmo in estate e mi disse che le cose andavano meglio. Poi lo cercai ma senza riuscirci, fino a quando purtroppo successe quello che è successo. Ci rimasi malissimo, non l'ho potuto salutare e soprattutto non siamo riusciti a vederci al di fuori del contesto scolastico come ci eravamo promessi quella sera. Dopo il funerale feci di tutto per recuperare quella foto che sembrava persa, una mia compagna, che non ringrazierò mai abbastanza riuscì a recuperare quella foto, che adesso conservo come un ricordo prezioso. Il ricordo di una persona che mi ha saputo apprezzare nonostante il poco tempo passato assieme, che stimavo tantissimo e che mi ha esortato a dare il massimo. Oggi le cose sono andate diversamente. A giurisprudenza non è andata, stavolta si solo per Mea Culpa, il giornalista non credo di volerlo più fare. Mi sto comunque laureando, a Lettere e Filosofia, in Storia per la precisione e mi sono sempre impegnato al massimo nelle cose che ho fatto nella vita, alle volte con ottimi risultati, altre volte fallendo, ma dando sempre il massimo che potevo dare. Quella rivincita oggi me la sono presa, e ora come ora lavoro per trasformare la mia rivincita non dico in trionfo ma quantomeno in grande soddisfazione personale. Son felice dell'esistenza di questo sito che tiene vivo il ricordo di questo bravo professore che non ringrazierò mai abbastanza per aver creduto in me. E sono felice di potervi consegnare questo mio ricordo.

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